martedì 27 febbraio 2018

Post vano

Oggi nella città in cui vivo verrà inaugurata una sede di Forza Nuova. È stato organizzato per le 19 un presidio di protesta a Sant’Ercolano (lo dico per i perugini, invitandoli) al quale cercherò di essere in ogni modo. Ciò anche se penso che il neofascismo insorgente (quello di Casapound e Forza Nuova) sia niente più che una messa in scena muscolare e dopata, e sia assai meno pericoloso del postfascismo istituzionale di cui ci sono in giro esempi macroscopici, e della cui azione di sfondamento i neofascisti si stanno nutrendo per ripresentarsi oggi in pubblico. Ciò anche se penso che questi neofascisti stiano anzi diventando un’arma di distrazione. Ciò, anche se nell’appello gli organizzatori fanno riferimento alla messa fuorilegge delle organizzazioni neofasciste.

Sono allergico ai proibizionismi, e non è solo una questione di principio. Credo che se un umore, un’idea pericolosa vengono messi in circolazione, questi vanno combattuti destrutturandoli, denudandoli dinanzi all’opinione pubblica, non invocandone la messa fuorilegge, benché sancita dalla Costituzione. Il che non significa parlarci con i fascisti: con i fascisti in quanto fascisti non si parla. Si parla con le persone. E si dovrebbe allenare il cervello a decostruire, smascherare, smontare le narrazioni tossiche dalla radice; non a ribadire slogan da contrapporre ad altri slogan. Quelle degli slogan sono scorciatoie inefficaci, tanto per combattere il neofascismo quanto il ben più pericoloso postfascismo, che alligna in luoghi della politica apparentemente insospettabili.

Detto questo, mi piacerebbe che il presidio paralizzasse pacificamente quella parte di città. Sì, che la paralizzasse per un po’ di tempo per la quantità di corpi che sceglieranno di mettersi simbolicamente a difesa dell’antifascismo, che è lo spazio di democrazia che ci siamo dati nel 1945. Mi piacerebbe che i fascisti di Forza Nuova si intimorissero davanti a una risposta che dovrebbe essere massiccia, che si sentissero soli. Che nei loro confronti non venga proferito insulto e che si canti solo “Bella ciao”, che è di tutti, tranne che la loro. Perché sono allergico alle proibizioni, ma non a lottare con i mezzi che ritengo più efficaci. Farli sentire rifiutati, a questi fascisti, potrebbe tornare utile anche per combattere più efficacemente i postfascisti, assai più pericolosi, perché oggi su alcune questioni hanno preso l’egemonia. Denudarne l’impresentabilità servirebbe, potrebbe servire, a denudare l’impresentabilità pure dei postfascisti istituzionali.

Per questo sarebbe bello che a difesa dell’antifascismo, che è lo spazio di democrazia che abbiamo aperto nel 1945, oggi venissero tutti: dai liberali ai comunisti, dai “sinceri democratici” agli anarchici. In queste occasioni non bisogna essere d’accordo su tutto. Basta ritrovarsi su un paio di cose, che non sono solo di sinistra: la violenza come metodo è fascismo; il razzismo (più o meno ammantato di democrazia) è fascismo. Poi si può tornare a discutere su tutto, nello spazio antifascista che ci siamo dati. E si può anche accettare che quattro sfigati (pericolosi, però) aprano la loro sede nel ribrezzo generale per le idee che esprimono.

Temo che resterà vano, l’invito. Perché c’è una parte politica non fascista che giudica le cose che ho appena scritto “estremiste”, perché sotto sotto i fascisti non la spaventano come la spaventano gli antirazzisti. E allora non ci capiamo proprio, e dobbiamo rifare un sacco di strada a ritroso, fino al 1945. Ma spero lo stesso, nonostante questo, che quella parte di Perugia, tra poco, si paralizzi per i corpi che l’affolleranno.

giovedì 22 febbraio 2018

Papà, cos'è il fascismo?

Giorni fa ho aiutato mia figlia, che frequenta la terza media, a studiare la presa del potere da parte di Mussolini e la successiva costruzione del consenso da parte del regime. A un certo punto lei mi ha fatto una domanda che più o meno suonava così: «Sì, ma che è il fascismo?». Che è una domanda immane. Ma io avevo in quel momento l’urgenza di dare una risposta chiara, breve e intellegibile da una persona che comincia a cimentarsi ora con lo studio vero e che vede la storia schiacciata in una prospettiva deformata (provate a ricordarvi cos’era per voi la storia a dodici-tredici anni). C’ho pensato sopra e ho risposto più o meno così: «Il fascismo è l’uso della violenza in politica, è l’annientamento anche fisico di chi non la pensa come te». Ho pronunciato quelle frasi con la paura di essere frainteso e col timore di semplificare troppo le cose e presentare una versione manichea della questione.

A distanza di giorni e con le cose che vanno succedendo invece, mi vado convincendo di avere dato la risposta giusta. Perché si possono fare tutti i dibattiti storiografici che si vogliono, si può dire che Mussolini ha fatto anche cose buone, si può sostenere che durante il fascismo l’Italia è diventata una potenza. Ci si può baloccare col consenso riscosso dal fascismo fino a un attimo prima della caduta di Mussolini. Ma al fondo, il fascismo rimane quello: l’uso sistematico della violenza in politica, il disconoscimento della diversità di opinioni, della semplice possibilità di essere diversi da come ti vuole il regime. L’eliminazione del diverso. L’estorsione del consenso.

Lo scrivo, per quel che vale, qui, oggi, perché opinione pubblica e opinionisti di grido mi sembrano in preda alla sbronza degli “opposti estremismi”. No. Rossi e neri non sono tutti uguali. Non lo sono stati. In Italia meno che mai. E lo scrivo perché se il fascismo è l’uso sistematico della violenza in politica, essere antifascisti significa bandire la violenza dalla politica. Che non è eliminazione del conflitto. Ma è sorreggere le proprie idee con argomentazioni forti, con lo studio, col tentativo di capire cosa succede e la voglia e la capacità di comunicarlo. È presa dell’egemonia, non eliminazione dell’oppositore.

Anche per questo mi lasciano perplesso le richieste di messa fuorilegge delle organizzazioni fasciste. Sì, lo so che lo dice la Costituzione. Ma tu a chi oggi vuol riportare in auge la violenza in politica, a chi gli ha arato il campo per questi scampoli di gloria, devi contrapporre argomenti. La legge, la Costituzione, servono a poco, purtroppo, se non gli dai argomenti. E questo significa parlare, dire la propria, spogliare le argomentazioni dei fascisti e dei fascistoidi, le loro narrazioni tossiche. Significa anche andare in piazza, certo, sommergendoli con la tua semplice presenza, i fascisti. E per questo sarebbe opportuno che i “sinceri democratici” ci scendessero in piazza: pacificamente, silenziosamente, fermamente. Come a Macerata, dove tanti “sinceri democratici” però, si sono girati dall’altra parte, in preda alla sbronza degli opposti estremismi. Che non aiuta affatto a respingere i fascisti.

sabato 3 febbraio 2018

Mettete via quella bandiera

A chi non fa della bandiera un feticcio né della patria un'arma contundente, questa cosa potrà pure apparire sfocata. E infatti quando sentiamo slogan puerili come "l'Italia agli italiani", "prima gli italiani", "padroni in casa nostra", ci passa in testa di tutto: fare del sarcasmo, denunciare il razzismo di chi pronuncia frasi del genere; segnalare la meschina parzialità di parole d'ordine che dividono il qua e il là in maniera sballata, facendo intendere che uomini e donne si distinguano "per natura" e non per condizione, che è il modo più efficace per perpetuare lo stato di chi sta sopra e chi sta sotto.

Tutto giusto, per carità. Alla vista del tipo arrestato per aver tentato una carneficina a Macerata, ammanettato dopo essersi intabarrato nel tricolore, bisognerebbe però avere un sussulto, ed evitare di dare per scontata una questione che, visti i tempi, va scandita per farsi capire bene: il riempirsi la bocca di patriottismo e sventolare la bandiera non significa affatto che voi - fascisti o fascistoidi - amiate il posto in cui vivete più di noi, che pensiamo che le frontiere siano muri che dividono ciò che dovrebbe essere unito. Anzi. Dovreste smettere di vilipenderle quella bandiera e quella parola, "Italia", che se fosse stato per molti di voi sarebbe diventata un satellite della Germania nazista. Dovreste smettere di approfittarvi della nostra pazienza di cooperanti, operatori, intellettuali, insegnanti, contribuenti che ogni giorno cerchiamo nel nostro piccolo di migliorarlo davvero, il nostro paese, col nostro lavoro quotidiano, mentre voi ve ne andate in giro a organizzare ronde, fare raid e sparare cazzate che partono da assunti sbagliati per arrivare a obiettivi sballati. Sventolare il tricolore non vi rende migliori dei somari che siete: ignorate praticamente tutto ciò di cui parlate, però lo fate dicendo di "difendere gli italiani", alcuni dei quali ci credono pure.

Smettete di infangarla, la bandiera tricolore, sventolate la vostra, se riuscite a non vergognarvene. Fatela finita di dire che difendete gli italiani, poiché molti italiani, come noi, vi disprezzano e si sentono offesi dall'essere vostri connazionali.

Non avete diritto di appropriarvi di cose che non sono vostre solo perché noi siamo distratti da questioni più importanti di voi. Mettetela via quella bandiera, non è roba vostra.